Questa volta infatti ci
occupiamo di tre modelli distinti ma presentati nello stesso
periodo, anzi a dire il vero lo stesso giorno, e accomunati
dallo stesso propulsore, oltre che dal telaio e da una
ciclistica molto simile. Erano tempi in cui una casa poteva
permettersi il lusso di presentare nello stesso giorno tre
modelli.
Oltretutto la produzione di questi tre modelli in questione, ben
differenziati tra loro, gravava ben poco a livello di costi, in
quanto la componentistica più costosa (a partire dal motore) era
identica per tutti e tre. La data è quella del 4 Dicembre 1986,
il luogo la pista Ferrari di Fiorano.
Se si pensa poi che solo qualche giorno più
tardi, in occasione del Motor Show di Bologna, la casa di Arcore avrebbe
presentato il modello RC 125 si ha un’idea dei fasti passati di questa gloriosa
azienda, oggi condannata a essere un gregario del Gruppo Piaggio che produce
solo scooter. Partendo proprio dal propulsore, questo era lo stesso montato
sulle Gilera KZ e KK 125. Misurava 56 mm di alesaggio per 50,5 di corsa, per una
cilindrata di 124,3 cc ed era dotato di valvola allo scarico meccanica APTS.
Se sulle stradali erogava 26 CV a 9.000 giri
e una coppia di 2,1 kgm a 8.750 giri, sui modelli da enduro, mantenendo
l’alimentazione con carburatore Dell’Orto PHBH 28 ma utilizzando uno scarico
differente, la potenza scendeva a 25 CV, erogati a 8.750 giri, mentre il valore
di coppia massima rimaneva inalterato, ma era erogato a 8.500 giri. Identico
anche il telaio, un doppia culla continua in tubi quadri d’acciaio. Differenti
erano invece le destinazioni d’uso e i concetti ispiratori, oltre che una parte
della ciclistica e della componentistica.
La ER 125, disponibile anche nella cilindrata
200, era in pratica l’erede della RTX 125. Era quindi una classica enduro con
parafango anteriore alto e mascherina, anche se quest’ultima aveva un look più
aerodinamico e meno squadrato. Le sue misure vitali erano: lunghezza 2.180 mm,
larghezza 910 mm, interasse di 1.375 mm, altezza sella 870 mm e peso a secco di
119 kg, mentre il serbatoio aveva una capacità di 15 litri.
La forcella Paioli, come sulle ultime RX, aveva gli steli da 35 mm e una corsa
di 220 mm, mentre la sospensione posteriore con sistema Gilera Monodrive e
monoammortizzatore aveva un’escursione di 200 mm. Le ruote erano in acciaio ma
erano disponibili quelle in alluminio come optional. Gli pneumatici misuravano
2.75x21 e 4.75x17 ed erano di tipo tubeless solo abbinati ai cerchi in lega.
Venne quindi abbandonato il cerchio posteriore da 18” per uno più stradale da
17”.
I freni erano a disco da 240 mm davanti e a
tamburo da 140 mm dietro. Le colorazioni disponibili erano bianco oppure blu,
entrambi con sella rossa, mentre il prezzo era di 3.905.000 lire, più 295.000
lire per l’avviamento elettrico optional.
La RRT Nebraska era invece l’erede della Arizona Hawk e ne venne mantenuto lo
spirito evocativo, cambiando lo Stato americano a cui era dedicata, ma anche
molto altro e di ben più consistente.
Con la Nebraska si sperimenta la carenatura completa con mascherina fissata al
telaio insieme al resto della carena e non più alla forcella, seguendo un po’ la
moda dakariana di fine anni Ottanta.
Il parafango però rimase alto, mentre su
molti altri modelli simili dell’epoca venne fissato aderente alla ruota
anteriore. Caratteristici anche alcuni accessori “dakariani”, in realtà più
degli orpelli estetici ma molto indovinati: il faro anteriore aveva una griglia
di protezione, che in realtà proteggeva ben poco essendo costituita solo da due
ferretti orizzontali, mentre nella parte inferiore compariva un paramotore in
plastica, che serviva più a chiudere il disegno della carena che a proteggere
effettivamente il basamento.
Le misure della RRT erano identiche a quelle
della ER, con un peso superiore di 2 kg, così come identica era la capacità del
serbatoio. Il suo prezzo era superiore a quello della ER di sole 150.000 lire,
mentre le colorazioni erano sempre due, anche se a dire il vero la Nebraska su
vide quasi unicamente nell’accattivante versione blu/bianco con sella e parte
inferiore dei fianchetti rossi, mentre meno successo ebbe la colorazione nero/rosso.
Contrariamente alla ER non fu realizzata una versione 200.
Maggiori differenze erano invece
riscontrabili sulla Fastbike 125 che non era una enduro a tutti gli effetti. In
pratica si può considerare come un’antesignana della supermotard, anche se
all’epoca il termine più diffuso era “funbike”. La stessa Gilera la definì
all’epoca una moto “multiruolo”.
La moda delle supermotard doveva ancora
arrivare, ma intanto al di là delle Alpi c’era già qualcuno che iniziava a
montare cerchi di sportive su moto da enduro. Anche la Yamaha poco dopo seguì la
stessa strada con la TDR 250.
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Esteticamente più simile alla ER, la Fastbike aveva però un’indole più stradale,
enfatizzata dal parafango anteriore basso e soprattutto dal cerchio da 18”
davanti, accoppiato a uno da 17” dietro, con pneumatici 90/90 e 4.70, misure
decisamente atipiche su una supermotard di oggi. Le sospensioni avevano quindi
una corsa più ridotta: 200 mm davanti e 140 mm dietro. L’impianto frenante
invece poteva contare su un disco posteriore da 230 mm in luogo del tamburo.
A proposito di misure, quelle della Fastbike
erano solo lievemente differenti rispetto alla sue colleghe più
fuoristradistiche: l’interasse era più lungo di 10 mm (1.385), mentre la sella
era leggermente più bassa (850 mm). Il prezzo della Fastbike 125, che era
disponibile anche nella versione 200, era identico a quello della RRT Nebraska
ed era venduta in due colorazioni: blu oppure bianco, entrambi con fregi e sella
rossa.
Le prestazioni dichiarate erano pressoché
identiche per tutte e tre le moto: 130 km/h per la ER, 132 km/h per la Nebraska
e 134 km/h per la Fastbike, con un’accelerazione da 0 a 100 km/h di 9,4 secondi
e consumo uguale di 25,2 km/litro. Questi tre modelli a dire il vero non furono
molto longevi e subirono la “concorrenza interna” di altri modelli enduro di
successo della Casa di Arcore, che uscirono di lì a poco, tra cui la RC 125 (presentata
come detto alcuni giorni dopo), la R1 e la XR1 (presentate entrambe nel 1988).
Per la Fastbike i tempi erano decisamente
poco maturi. La sua erede arrivò però nel 1991: si chiamava Freestyle ed era
strettamente derivata dalla Apache 125, a sua volta erede della RC Top Rally.